Performance teatrale sull’identità e sulle appartenenze di genere. 

Con gli interventi di professioniste esperte in ambito linguistico, psicologico e legale.

“Chi salva una vita, 

salva l’umanità intera.”

                         [Talmud]

“Piccole cose di valore non quantificabile” è un cortometraggio di P. Genovese e L. Miniero, premiato al festival “Lo sbarco dei corti” (1999). Narra la vicenda di una giovane ragazza, vittima di violenze ripetute, che trova il coraggio di denunciare. La potenza di questo racconto sta soprattutto nella scelta del linguaggio. Attraverso infatti, un linguaggio sibillino e metaforico, la ragazza riesce a raccontare e a denunciare. Riesce ad accedere ai propri vissuti e ai propri ricordi dolorosi e drammatici, il tutto supportata da un ascolto delicato e profondo. Il corto offre diversi spunti: cosa impedisce ad una vittima di violenza di denunciare? Quali conseguenze morali fisiche e psicologiche si ripercuotono in seguito a vissuti di violenza? Che tipo di linguaggio e di ascolto è opportuno utilizzare nei confronti di chi ha subito violenza? Il cortometraggio offre un valido supporto per chiarire meglio un tema così complesso.

La Performance:

“Né Gonna né Pantaloni” è la storia frammentata di un personaggio femminile d’invenzione, Lalunanera, liberamente ispirato alle vite delle persone che hanno dato vita a questo progetto.

Guardandosi allo specchio, Lalunanera salta da un’età all’altra, passando in rassegna alcune esperienze di vita. La linea che separa Lalunanera dalla sua immagine riflessa è la soglia che separa e unisce le sue tante parti interiori e segna i pregiudizi multiformi che attraversano la sua esistenza.

Interpretano Lalunanera Claudia Pastorini e Veronica Guerriero.

Messa in scena a cura di: Claudia Pastorini e Veronica Guerriero.

Al termine della performance “Né Gonna né Pantaloni” può proseguire con:

 

 

 

Prima alternativa:

POST VISIONE E RIFLESSIONE: quarantacinque minuti per sfruttare il pretesto della visione scenica e approfondire alcune tematiche linguistiche, psicologiche, sociali e culturali nelle quali siamo immersi, per scardinare il pregiudizio sulle identità e sulle appartenenze di genere, che possono condurre alle forme di violenza di cui la nostra società è portatrice.

Seconda alternativa:

POST VISIONE E FARE: quarantacinque minuti di laboratorio esperienziale di coinvolgimento del pubblico, volto a far riflettere i presenti sul tema della responsabilità individuale nel contesto sociale e del valore delle parole nella comunicazione. Attraverso la scelta di parole-carte messe a disposizione, si attiverà un momento di condivisione tra i presenti attivando il proprio fare individuale e collettivo, al fine di risvegliare l’attenzione all’Incontro come primo spazio di riconoscimento dell’Altro nella sua unicità.

Conduce: Tatiana Sicouri, psicologa di comunità e psicoterapeuta, esperta in approcci somatici.

Nella post visione dedicata alla riflessione intervengono:

Irene Pani:

Docente di lingua inglese e appassionata di linguistica.

IL LINGUAGGIO

Il mio intervento sul linguaggio partirà dal tabù linguistico. Tabu è una parola polinesiana che significa “sacro, proibito” che designava originariamente una proibizione rituale riguardante oggetti o persone rivestiti di sacralità. Per tabù linguistico si intende la proibizione inconscia di usare termini che esistono nella lingua ma vengono interdetti, o meglio l’impossibilità di parlare di ‘certi’ argomenti e di accennarvi con eufemismi, metonimie o termini che vi facciano riferimento. La scelta delle parole è un atto cruciale. La parola ha una forza che produce conseguenze, può costituire la premessa e la sostanza di pratiche manipolatorie, criminali, razziste ma ha anche un grande potere straordinario, quello creativo. Poi parlerò del concetto di lingua ricca, in quanto definisce le cose e le emozioni. La democrazia e l’uguaglianza esistono quando c’è cura delle parole. La povertà della comunicazione, invece, si traduce in soffocamento delle emozioni e mancanza di controllo sul reale. Un impoverimento del linguaggio diventa inibizione del pensiero. Fonte principale del mio intervento è ‘la nuova manomissione delle parole’ di G. Carofiglio. Manomissione = violazione ma anche cerimonia con cui venivano liberati gli schiavi. Analisi ed etimologia della parola vergogna (importanza del pudore) e scelta. Analisi della parola queen, quean e queer nella lingua inglese.

Riferimenti Bibliografici:

– Marta Appiani, ‘Il pudore nel linguaggio’.
– Gianrico carofiglio, ‘La nuova manomissione delle parole’.
– Michela Murgia, ‘Stai zitta’.
– Paola Cortellesi, Monologo su alcune parole al maschile e femminile. David di Donatello 2018

    Isadora Fortino: 

    Psicologa Psicoterapeuta

    LA PSICOLOGIA

    L’ intervento di Isadora Fortino, si concentrerà sul sentimento dell’invidia e le sue componenti distruttive.
    L’importanza del riconoscerla e del tollerarla al fine di prevenire dinamiche relazionali violente.
    Partendo dall’etimologia della parola invidia, riprendendo spunti artistici e letterari, ci si porrà una riflessione psicologica su questo sentimento antico molto moderno.
    Riferimenti bibliografici:
    – Antonella Liverano, Beatrice Piermartini “Il trattamento dell’invidia nel paziente narcisista, un modello di lavoro”, Franco Angeli
    – Melanie Klein “Invidia e gratitudine”
    Giunti Editore
    – Glen O. Gabbard “Psichiatra Psicodinamica” Raffaello Cortina Editore

      Francesca Giacinta Ripoli: 

      Avvocata e Mediatrice dei conflitti

      LA LEGALITA’

      Il pensiero va ad ogni persona che ha subito o sta subendo violenza, ma anche a chi ha assistito alla violenza o è stato testimone, a tutti noi, che abbiamo sempre la possibilità di ascoltare fino in fondo l’altro, cogliere i segnali della violenza, accogliere ed accompagnare chi subisce violenza, educare e sensibilizzare nel riconoscere e contrastare la violenza.Ogni persona è coinvolta e la mia scelta cade su il termine persona, proprio perché una riflessione sulla violenza, non può che tenere in considerazione ogni genere.
      La scelta del focus dell’intervento è sulla violenza contro le donne, partendo dal presupposto che  il fenomeno della violenza degli uomini contro le donne è un atteggiamento diffuso, oscuro, antico, tollerato, che costituisce un problema sistemico, pervasivo e numericamente enorme, che riguarda quindi tutti e tutte. Contrastare la violenza contro le donne, politicamente, giuridicamente, culturalmente significa contribuire a scardinare e depotenziare i meccanismi di violenza a livello universale, che riguardano ogni persona.
      Verrà analizzato il concetto di violenza di genere, dalla sua nascita negli anni novanta, sino alla Convenzione
      del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, conosciuta anche come Convenzione di Istanbul.  La violenza di genere, un fenomeno globale e trasversale, presente ovunque nel mondo e nei più disparati ambiti della società. E’ essenziale riuscire a riconoscere la violenza, distinguerla dal conflitto, e distinguere i vari tipi di violenza.
      Mi soffermerò sulla Commissione parlamentare d’Inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere (un vero scrigno di informazioni aggiornate!) e sull’audizione dell’Istituto Nazionale di Statistica del 23 gennaio 2024.“Due parole” sulla direttiva europea sulla violenza sulle donne dello scorso mese di febbraio.
      Le radici culturali della violenza contro le donne e della violenza di genere. La prevenzione della violenza, anche attraverso la promozione di un cambiamento culturale.“Esiste una responsabilità dei professionisti e delle professioniste nell’uso delle parole, in assenza della quale i fatti stessi risultano distorti nella loro percezione” (M. Murgia). E’ cruciale l’utilizzo di termini appropriati da parte di ogni ambito, dai mezzi di informazione, a tutti gli attori coinvolti, dagli operatori e dai professionisti dei diversi ambiti sanitario-educativo-pedagogico- culturale, con un’attenzione continua alla formazione e specializzazione degli operatori e dei professionisti dei diversi ambiti ed alla costruzione condivisa di un linguaggio aperto e comune, che scavalchi le competenze e le responsabilità di ciascun settore.

      Per contrastare il fenomeno, sensibilizzare e prevenire, sono necessarie risposte integrate e coordinate nel breve, ma anche nel lungo periodo, nell’ottica di una nuova prospettiva culturale.E’ sempre più evidente la imprescindibilità dell’educazione nelle scuole, sin dalla primissima infanzia, al rispetto de alla parità di genere. Il punto cruciale dell’educazione alle emozioni, all’affettività ed alla sessualità. Come scrive l’Oms, l’educazione sessuale è il principale antidoto alla violenza di genere, ai femminicidi”.

      Spunti bibliografici.
      – Chiara Cretella, Imma Mora Sanchez “Lessico familiare. Per un dizionario ragionato della violenza contro le donne” Settenove
      – Justin Hancock e Fuchsia MacAree “Consenso, possiamo parlarne?” Settenove
      – Judith L. Herman “Verità e riparazione” Raffaello Cortina Editore
      – Sara De Vido “Donne, violenza e diritto internazionale” Mimesis
      – Cathy La Torre “Non è normale” Feltrinelli
      – Fabio  Roia Crimini contro le donne, Franco Angeli Editore, 2017

      Roberta Manfredini:

      Sessuologa Clinica Criminologa Psicoterapeuta

      IL RISPETTO

      Uno degli aspetti fondamentali per educare alla nonviolenza è quello di sviluppare la capacità di costruire relazioni basate sul principio di parità, equità, rispetto e inclusività nel riconoscimento e nella valorizzazione delle differenze così da promuovere una Società in cui il libero sviluppo di ciascun individuo avvenga in accordo col perseguimento del bene collettivo. Educare quindi al rispetto di genere è un contrasto alla violenza; occorre agire sui modelli culturali che sottendono, promuovono e riproducono disparità di genere nella nostra Società. L’azione di prevenzione deve articolarsi in percorsi educativi orientati soprattutto alle nuove generazioni, volti all’esplorazione, all’identificazione nel quotidiano e alla messa in discussione dei modelli di relazione convenzionali agli stereotipi di genere e ai meccanismi socioculturali di minimizzazione, normalizzazione e razionalizzazione della violenza.

      Educare all’ascolto partecipe, all’empatia e al rispetto, promossi sin dalla tenera età, incentivano lo sviluppo di un clima di accoglienza, prevengono fenomeni di discriminazione ed esclusione e favoriscono la capacità di stare in una relazione in cui la forza personale non si traduce né si esprime nel dominio dell’altro anche attraverso una sistematica colpevolizzazione, caricaturizzazione e contrasto alla diffusione degli studi di genere, che insegnino il rispetto delle differenze e aiutino a riconoscere e disinnescare i dispositivi di violenza attuati dagli stereotipi di genere.

      Bibliografia:

      – Simone de Beauvoir “Il secondo sesso” Ed. Il Saggiatore

      – Michela Marzano “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa” Ed. Rizzoli

      – Oriana Fallaci “Il sesso inutile” Ed. Bur Rizzoli saggi

      – Michela Murgia “Stai zitta” Ed. Einaudi

      Tatiana Sicouri:

      Psicologa di Comunità e Psicoterapeuta

      IL CONFRONTO

      Intervento di coinvolgimento del pubblico, volto a far riflettere i presenti sul tema della responsabilità individuale nel contesto sociale e del valore delle parole, come veicolo di contenuti soggettivi e collettivi.
      Attraverso la scelta di parole-carte a disposizione del pubblico, si attiverà un momento di condivisione tra i presenti di pensieri personali, al fine di risvegliare nella dimensione intersoggettiva l’attenzione all’Incontro come primo spazio di riconoscimento dell’Altro nella sua unicità. Nello scambio dialogico ogni persona attribuisce alle parole un significato soggettivo, portatore di storia personale e collettivo, veicolo di appartenenza sociale.

      Riferimenti bibliografici:

      – Marco Aime – Comunità

      – P.Warzlawick _ Pragmatica della comunicazione

      – E.Borgna _ Le parole che ci salvano
      – G.Pietropolli Charmet _L’insostenibile bisogno di ammirazione
      – Storie della buonanotte per bambine ribelli

      – Azar Nafisi _ Leggere Lolita a Teheran

      ALCUNI SPUNTI PER APPROFONDIRE:

      Art. 3 Convenzione di Istanbul dell’11 maggio 2011, ratificata in Italia con la legge 27 giugno 2013 n, 77:

      a) con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere e che provocano, o sono suscettibile di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata”;

      b) l’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima;

      c) con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini; omissis

      La Convenzione di Istanbul è entrata in vigore nell’Unione Europea il 1° ottobre 2023.

      Educazione sentimentale: uno strumento di contrasto alla violenza contro le donne

      L’Unione Europea si tira indietro di fronte al reato di stupro: quale futuro per il contrasto della violenza contro le donne?

      Sito dell’Osservatorio sulla Violenza Domestica e di Genere

      UN Women – Database

      Istat – Archivio

      Il 6 febbraio 2024 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulla direttiva per il contrasto della violenza contro le donne e sulla violenza domestica (direttiva proposta dalla Commissione Europea l’8 marzo 2022 e approvata poi, con importanti emendamenti, dal Parlamento Europeo nella primavera del 2023)

      La direttiva europea punta a sanzionare pratiche dannose come le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e il cyberbullismo.

      Sono state proposte alcune modifiche che vanno a depotenziare fortemente l’ambito applicativo del testo base della Direttiva, quali ad esempio l’eliminazione della nozione di “molestie sessuali nel mondo del lavoro” , nonché la previsione che la vittima di violenze sui social o sul web debba provare il danno subito dalla circolazione e diffusione di immagini sessualmente esplicite. Un’altra grave criticità è rappresentata dal fatto che non sia stato raggiunto l’accordo sulla definizione di stupro come rapporto sessuale senza consenso e dalla carenza nella Direttiva di ogni riferimento alla necessità della formazione delle forze dell’ordine e della magistratura.

      (Alleyoop)

      (UNIMIB)

      (ANSA)

      Le radici culturali della violenza contro le donne.

      Il problema è di carattere culturale e sta alle radici dell’educazione maschile. Occorre contrastare quindi, sin dall’infanzia, stereotipi di genere basati sul dominio del maschio eterosessuale, come correlato all’identità virile. La promozione dell’educazione sentimentale degli uomini, un grimaldello essenziale per instaurare un cambiamento culturale.

      (ANSA)

      (Rete Controlodio)

      La necessità di risposte integrate e coordinate, con il coinvolgimento di tutti i diversi attori, per contrastare la violenza di genere.

      (Rete Antiviolenza Milano)

      (CADMI)

      La formazione e sensibilizzazione:

      È necessario promuovere la formazione degli operatori e l’educazione nelle scuole sulla parità di genere e sul rispetto. Si evidenzia l’importanza dell’educazione sessuale come antidoto alla violenza di genere.

      (CADMI)

      (Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime)